IoT: Big Mother o Big Brother?

L’Economist l’ha definito come una “big mother”, che dispensa consigli e raccomanda alle persone di essere attente, guidare con prudenza, controllare la salute, installare la tecnologia antincendio.

Questo è quello che è definito dal mercato come “Internet of Things”, un mercato in espansione che sta “invadendo” sempre di più ogni settore industriale, anche quello assicurativo. Un esempio rilevante è sicuramente la black box, così diffusa in Italia da avere nel settore assicurativo italiano la leadership mondiale delle installazioni. La scatola nera non è altro che un primo tassello di quello che è un controllo accurato a distanza, che potrebbe consentire alle compagnie di conoscere i comportamenti degli assicurati, osservandoli direttamente e senza dover necessariamente basarsi sui più imprecisi metodi tradizionali.

Oltre alle scatole nere, vi sono anche i fitness device, che già in molti Paesi contribuiscono la costruzione della polizza sanitaria, e le telecamere inserite negli occhiali, che permetterebbero di verificare i reali comportamenti in molte assicurazioni di Rc. In un futuro non molto lontano, potremo avere sensori delle case che avvertiranno le Compagnie dei potenziali danni negli impianti e glucometri, cioè strumenti che misurano la glicemia, inseriti nelle lenti a contatto, che potranno permettere di valutare i comportamenti alimentari.

[pullquote position=”right”]I vantaggi dell’IoT potrebbero essere enormi in quanto questi strumenti indurrebbero comportamenti più avveduti e un calo dell’incidenza delle frodi, il rischio si ridurrebbe e il prezzo dell’assicurazione diminuirebbe sostanzialmente. [/pullquote]Da uno studio di Morgan Stanley, si stima, ad esempio, che i sinistri per danni alle abitazioni potrebbero calare dal 40% fino al 60%.

Tra gli altri vantaggi: guidare in modo prudente, mangiare meglio, fare movimento in modo regolare sono i comportamenti che migliorano il benessere dei cittadini e ridurrebbero i costi sanitari.

Il punto ancora da risolvere è però il problema della violazione della privacy: la privacy e la fiducia su come i dati e le informazioni possano essere utilizzate, rappresenta a livello globale la maggior preoccupazione. Gli utenti, infatti, non sono spesso in grado di conoscere completamente quando e come i propri dati personali sono raccolti, come vengono utilizzati e i soggetti a cui i dati sono comunicati.

Il problema dipende dal livello di informazione e dalla tipologia di consenso che sono richiesti agli utenti per l’utilizzo di queste tecnologie, specialmente tenendo conto che i dati raccolti tramite le stesse possono generare profili dettagliati dei clienti.

Ma quindi, si tratta di una big mother o un big brother di matrice orwelliana?

rgigroupblog
ADMINISTRATOR
PROFILE

Related Posts