Il Sinistro che non c’è

Non è raro leggere di casi di persone che, per incassare i risarcimenti assicurativi, non hanno esitato a dar fuoco ai propri esercizi commerciali, o a simulare scassi, distruggendo porte o casseforti di loro proprietà.

La creatività criminale, spesso messa in atto da assicurati insospettabili, deve però fare i conti con l’alta specializzazione professionale di coloro che sono incaricati dalle compagnie di smascherare i tentativi fraudolenti: primi tra tutti i periti assicurativi e gli investigatori privati.

Come è possibile smascherare una frode? Innanzitutto, ovviamente, occorre dimostrare che di frode si tratta. Un’affermazione apparentemente banale, che però presuppone un minuzioso lavoro di raccolta di elementi probatori, che non sempre è effettuato con il dovuto scrupolo. L’attività investigativa pubblica è carente perché spesso le prove sono acquisite male, o non sono acquisite per niente. Perché ci sia frode assicurativa è sufficiente che siano messe in atto alcune tipologie di comportamento: in altri termini, perché si tratti di reato, non serve che sia stato effettivamente ottenuto un vantaggio, ma conta la finalità dell’azione svolta.

[pullquote position=”right”]E’, quindi, importante creare uno staff antifrode [/pullquote]che metta a fattor comune la capacità analitica del perito e l’abilità dell’investigatore di valutare fatti e circostanze ai fini della determinazione delle prove, per poi passare il tutto all’avvocato, al quale spetterà il compito di capire quale azione giudiziaria intraprendere.

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