CIO Survey 2016: i numeri della digital transformation in Italia

La Digital Transformation in tutte le sue declinazioni (tecnologiche, organizzative e relazionali, business) porterà a nuovi modelli di business e a prodotti/servizi che via via sostituiranno quelli attuali per il 52% dei CIO. Nella metà del panel della CIO Survey 2016 è proprio il CIO che risulta il leader di questa digital strategy.

Ciò che è evidente è la necessità di definire un Masterplan di Digital Transformation: il 43% delle aziende lo ha già definito, il 27% lo farà nel corso del 2016. Questi i risultati pubblicati nell’indagine CIO Survey 2016 condotta su circa 70 responsabili ICT delle realtà private italiane, giunta alla sua decima edizione, promossa da Capgemini Italia, Hewlett Packard Enterprise e TIM e realizzata da NetConsulting cube.

CIO survey

LE SFIDE BUSINESS

Il miglioramento delle performance aziendali – incremento del fatturato, miglioramento della marginalità – è la priorità più sentita da più del 70% dei CIO delle aziende intervistate. Al secondo posto l’innovazione di prodotto/servizio per il 58% dei CIO, seguito dall’innovazione dei processi interni che viene vista come priorità per il 57% delle aziende. Un’altra sfida riguarda una più approfondita conoscenza del cliente (48% dei CIO), attraverso strumenti di Data Analytics, e una gestione omnichannel dello stesso (43%), attraverso un processo di integrazione tra canali fisici e canali virtuali. Le priorità più sentite dalle aziende sono anche quelle in cui più forte sarà il ruolo dell’ICT.

LA DIGITAL TRANSFORMATION

La Digital Disruption è un fenomeno con declinazioni tecnologiche, organizzative e relazionali che è causa di diversi impatti sul business: sostituzione dell’attuale offerta con nuovi prodotti e servizi (per oltre il 50% dei rispondenti); miglioramento, in termini di efficienza, di quanto già esistente (31%); accesso a nuovi mercati e opportunità di ampliamento del business attuale (14%); per il restante 3% dei CIO non offre impatti significativi. Più del 90% dei CIO ha evidenziato quelle che sarebbero le conseguenti criticità legate a una possibile inerzia verso questo fenomeno: rischio di mancata espansione del business, difficoltà a raggiungere nuovi segmenti di clientela/nuovi mercati, rischio di perdere quote di mercato e di portare avanti una gestione operativa inefficiente.

I TREND DIGITALI

[pullquote position=”right”]Secondo i risultati della CIO Survey 2016, gli investimenti maggiori si concentrano sul Mobile con l’88% dei CIO che prevede investimenti medio-elevati in quest’area. A seguire il Cloud Computing (che attira il 76% dei CIO) e i Big Data (70%)[/pullquote]. Il Social continua ad attirare attenzione per il 47,5% dei CIO, mentre in una fase di passaggio da tecnologia di nicchia a tecnologia più ampiamente diffusa si trova il settore dell’Internet of Things che, strettamente correlato ai Big Data, è l’ambito su cui vengono riposte le maggiori aspettative in termini di trasformazione dei modelli di business in logica digitale.

LA NECESSITÀ DI NUOVE COMPETENZE

Dal momento che i CIO sono consapevoli di non avere competenze adeguate in alcuni ambiti tecnologici, la Digital Disruption genera anche la necessità di nuovi profili che, oltre a conoscenze tecniche, dispongano anche di soft skill, come problem solving, multitasking, gestione dei rapporti interpersonali e team working.

IL CAMBIAMENTO NELLE POLITICHE E NELL’ECOSISTEMA DI SOURCING

Complessivamente, la spesa ICT del panel si mantiene stabile nel 2016 rispetto al 2015. Il ricorso all’outsourcing registrerà un incremento nel 2016, soprattutto  per quanto riguarda la gestione infrastrutturale, la system integration, lo sviluppo software e la maintenance applicativa.
Quello che cambia è, invece, l’ecosistema di fornitori e partner di riferimento: i Global ICT Vendor continuano a ricoprire un ruolo importante (per il 50% dei CIO) ma sempre più strategici diventano fornitori ICT focalizzati su specifiche aree/tecnologie (73,6%), Digital Agency (55,3%), start up innovative (47,1%), società di consulenza strategica in ambito ICT (29,2%) e provider che non hanno origine nel mondo ICT (21,1%).

Fonte: NetConsulting

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